martedì 16 settembre 2014

ANTONIO LOPERFIDO DA MATERA, UN GEODETA INNOVATIVO A CAVALLO TRA 1800 E 1900

Antonio Loperfido nacque a Matera il 16 settembre 1859  e morì a  Campodor il  9 agosto1938 è stato un ingegnere, geografo e geodeta.

Dopo aver compiuto gli studi iniziati nella sua città natale di Matera, proseguì nell'istituto tecnico di Napoli e conclusi con la laurea alla Scuola degli ingegneri di Torino  nell’aprile  1886, trovò impiego presso le Officine delle Ferrovie dello Stato di Torino.
Tuttavia dopo due anni lasciò quel lavoro per entrare a far parte del personale tecnico dell'Istituto Geografico Militare  gli importanti lavori di triangolazioni che si iniziarono a compiere in Italia in quegli anni sotto la direzione del generale Annibale Ferrero, che sarebbero serviti anche per l'inquadramento dei rilievi catastali, costituirono l'inizio della carriera del Loperfido che in poco tempo da aiutante ingegnere geografo divenne ingegnere geografo di prima classe ed infine nel 1905 Geodeta Capo dell'IGM.
Divenuto docente di Geodesia nella Reale Università di Torino, a partire dal 1900 iniziò a svolgere diversi lavori di rilievo tra cui il collegamento geodetico delle isole maltesi con la Sicilia  quello della Sardegna con la Penisola attraverso l'Arcipelago Toscano, il rilevamento geodetico della media val d'Arno , il collegamento geodetico della Tunisia con la Sicilia e quello della rete geodetica italiana con la rete geodetica francese in Valle d'Aosta . Tra le pubblicazioni di maggior importanza vi è quella sugli Elementi della rete geodetica fondamentale italiana e la pubblicazione degli Elementi geodetici dei punti contenuti nei Fogli della Carta d'Italia, oltre al contributo portato alla determinazione della latitudine astronomica e dell'azimut del punto trigonometrico di Monte Mario.
Una parte rilevante dell'attività del Loperfido si svolse nelle colonie; nel 1890  durante tre campagne diresse i lavori che portarono a creare la rete di triangolazione per la costruzione della Carta della Colonia Eritrea, e nel 1912 ricevette l'incarico di presiedere in Libia alle determinazioni astronomico-geodetiche occorrenti alla costruzione della Carta, installando 4 stazioni astronomiche e procedendo alla misura di quattro basi geodetiche nelle città di Tripoli , Bengasi  Derna e Homs.
Grazie all'esperienza in Libia elaborò una tecnica di rilievo che abbinava velocità ed economicità ad una sufficiente precisione relativamente alla scala prevista (1:100.000) ed alle particolari condizioni del territorio; inoltre organizzò dopo la sua nomina a geodeta capo dei corsi di Geodesia presso l'Istituto Geografico Militare della durata di due anni, per i quali compilò un trattato completo, e corsi accelerati svoltisi durante la prima guerra mondiale a Gemona del Friuli  dove fu nominato cittadino onorario.
Nel 1933, anno in cui fu collocato a riposo, lasciò l'incarico di geodeta capo dell'IGM.

Nei suoi 45 anni di attività presso l’Istituto Geografico Militare, svolti in un periodo di estrema importanza per la geodesia operativa nel nostro paese, l’ingegnere Loperfido svolse numerosi lavori di grande rilievo. Tra questi i già ricordati il collegamento geodetico delle isole maltesi con la Sicilia,
quello della Sardegna alla Penisola, attraverso l’Arcipelago Toscano, il rilevamento geodetico della media valle dell’Arno, il collegamento geodetico della Tunisia con la Sicilia, quello della rete geodetica italiana con la rete geodetica francese in Val d’Aosta. Ma la sua attività si espletò in maniera rilevante anche nelle colonie. Nel 1890, diresse i lavori geodetici effettuati in Eritrea. La sua missione fu composta dai tenenti Manfren e Poggi e dai topografi Tacchini Angelo e Rossini. I lavori vennero compiuti nel triennio 1888-1990 in tre campagne e
servirono a creare la rete di triangolazione su cui inquadrare la carta al 50.000 della Colonia Eritrea. I lavori di triangolazione degli anni 1888 e 1889 vennero diretti dal capitano Quaglia.
Nel 1896, alla ripresa dei lavori geotopocartografici in Eritrea, egli fu di nuovo in colonia dove si occupò dei lavori geodetici per l’allestimento della carta al 100.000.
In Libia fu nel 1912 al seguito della prima missione dell’Istituto Geografico  Militare, diretta dal suo vicedirettore colonnello Eugenio Caputo. Loperfido  fu a capo della sezione geodetica della missione costituita dal topografo  Alessandrini e dal tenente d’artiglieria Giuseppe Gianni. La sezione attuò le necessarie determinazioni astronomiche sia in Tripolitania che in Cirenaica, installando 4 stazioni astronomiche nelle città di Tripoli, Bengasi, Derna e Homs e procedendo anche alla misura di 4 basi geodetiche nelle suddette località.
Fu probabilmente l’esperienza maturata in questo periodo che fece elaborare al geodeta capo dell’Istituto Geografico Militare una tecnica di rilievo per la colonia libica che abbinava velocità ed economicità ad una sufficiente precisione relativamente alla scala prevista (1:100.000) ed alle particolari condizioni del territorio. Il metodo prevedeva di “adottare i metodi dell’astronomia geodetica per la determinazione delle posizioni geografiche fondamentali e di rilevare il terreno intorno a ciascuna di esse simultaneamente a vista e col sussidio limitatissimo della tavoletta pretoriana applicata al metodo delle intersezioni a piccola distanza” (Loperfido, 1913)
Principali opere
Sulla possibilità di appoggiare le levate topografiche della Libia direttamente alle posizioni astronomiche, in Rivista d'artiglieria e genio, vol. I, 1913.
Le carte topografiche delle colonie, in L'Universo, n. 5-6, 1920, pp. 363–372.

Bibliografia
“In memoria di Antonio Loperfido”, in L’Universo, n. 5, 1949, pp. 585-586.
Loperfido A., “Sulla possibilità di appoggiare le levate topografiche della
Libia direttamente alle posizioni astronomiche”, in Rivista d’artiglieria e
genio, vol. I, 1913.
Loperfido A. “Le carte topografiche delle colonie”, in L’Universo, n. 5-6,
1920, pp. 363-372.
Traversi C., L’Italia in Africa. Storia della cartografia coloniale italiana,

Ministero degli Affari Esteri, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1964.

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