Antonio Loperfido nacque a Matera il 16 settembre 1859 e morì a Campodor il 9 agosto1938
è stato un ingegnere, geografo e geodeta.
Dopo aver compiuto gli studi iniziati nella sua città natale
di Matera, proseguì nell'istituto tecnico di Napoli e conclusi con la
laurea alla Scuola degli ingegneri di Torino nell’aprile 1886,
trovò impiego presso le Officine delle Ferrovie dello Stato di
Torino.
Tuttavia dopo due anni lasciò quel lavoro per entrare a far
parte del personale tecnico dell'Istituto Geografico Militare gli importanti lavori di triangolazioni che si
iniziarono a compiere in Italia in quegli anni sotto la direzione del generale Annibale
Ferrero, che sarebbero serviti anche per l'inquadramento dei rilievi catastali,
costituirono l'inizio della carriera del Loperfido che in poco tempo da
aiutante ingegnere geografo divenne ingegnere geografo di prima classe ed
infine nel 1905 Geodeta Capo dell'IGM.
Divenuto docente di Geodesia nella Reale Università di
Torino, a partire dal 1900 iniziò a svolgere diversi lavori di rilievo tra
cui il collegamento geodetico delle isole maltesi con la Sicilia quello della Sardegna con la Penisola
attraverso l'Arcipelago Toscano, il rilevamento geodetico della media val
d'Arno , il collegamento geodetico della Tunisia con la Sicilia e
quello della rete geodetica italiana con la rete geodetica francese in Valle
d'Aosta . Tra le pubblicazioni di maggior importanza vi è quella sugli Elementi
della rete geodetica fondamentale italiana e la pubblicazione degli Elementi
geodetici dei punti contenuti nei Fogli della Carta d'Italia, oltre al
contributo portato alla determinazione della latitudine astronomica e
dell'azimut del punto trigonometrico di Monte Mario.
Una parte rilevante dell'attività del Loperfido si svolse
nelle colonie; nel 1890 durante tre campagne diresse i lavori che
portarono a creare la rete di triangolazione per la costruzione della Carta
della Colonia Eritrea, e nel 1912 ricevette l'incarico di presiedere
in Libia alle determinazioni astronomico-geodetiche occorrenti alla
costruzione della Carta, installando 4 stazioni astronomiche e procedendo alla
misura di quattro basi geodetiche nelle città di Tripoli , Bengasi Derna
e Homs.
Grazie all'esperienza in Libia elaborò una tecnica di
rilievo che abbinava velocità ed economicità ad una sufficiente precisione
relativamente alla scala prevista (1:100.000) ed alle particolari condizioni
del territorio; inoltre organizzò dopo la sua nomina a geodeta capo dei corsi
di Geodesia presso l'Istituto Geografico Militare della durata di due anni, per
i quali compilò un trattato completo, e corsi accelerati svoltisi durante la prima
guerra mondiale a Gemona del Friuli dove fu nominato cittadino onorario.
Nel 1933, anno in cui fu collocato a riposo, lasciò
l'incarico di geodeta capo dell'IGM.
Nei suoi 45 anni di attività presso l’Istituto Geografico
Militare, svolti in un periodo di estrema importanza per la geodesia operativa
nel nostro paese, l’ingegnere Loperfido svolse numerosi lavori di grande
rilievo. Tra questi i già ricordati il collegamento geodetico delle isole
maltesi con la Sicilia,
quello della Sardegna alla Penisola, attraverso l’Arcipelago
Toscano, il rilevamento geodetico della media valle dell’Arno, il collegamento
geodetico della Tunisia con la Sicilia, quello della rete geodetica italiana
con la rete geodetica francese in Val d’Aosta. Ma la sua attività si espletò in
maniera rilevante anche nelle colonie. Nel 1890, diresse i lavori geodetici
effettuati in Eritrea. La sua missione fu composta dai tenenti Manfren e Poggi
e dai topografi Tacchini Angelo e Rossini. I lavori vennero compiuti nel
triennio 1888-1990 in
tre campagne e
servirono a creare la rete di triangolazione su cui
inquadrare la carta al 50.000 della Colonia Eritrea. I lavori di triangolazione
degli anni 1888 e 1889 vennero diretti dal capitano Quaglia.
Nel 1896, alla ripresa dei lavori geotopocartografici in
Eritrea, egli fu di nuovo in colonia dove si occupò dei lavori geodetici per
l’allestimento della carta al 100.000.
In Libia fu nel 1912 al seguito della prima missione
dell’Istituto Geografico Militare,
diretta dal suo vicedirettore colonnello Eugenio Caputo. Loperfido fu a capo della sezione geodetica della
missione costituita dal topografo Alessandrini
e dal tenente d’artiglieria Giuseppe Gianni. La sezione attuò le necessarie
determinazioni astronomiche sia in Tripolitania che in Cirenaica, installando 4
stazioni astronomiche nelle città di Tripoli, Bengasi, Derna e Homs e procedendo
anche alla misura di 4 basi geodetiche nelle suddette località.
Fu probabilmente l’esperienza maturata in questo periodo che
fece elaborare al geodeta capo dell’Istituto Geografico Militare una tecnica di
rilievo per la colonia libica che abbinava velocità ed economicità ad una
sufficiente precisione relativamente alla scala prevista (1:100.000) ed alle
particolari condizioni del territorio. Il metodo prevedeva di “adottare i
metodi dell’astronomia geodetica per la determinazione delle posizioni geografiche
fondamentali e di rilevare il terreno intorno a ciascuna di esse
simultaneamente a vista e col sussidio limitatissimo della tavoletta pretoriana
applicata al metodo delle intersezioni a piccola distanza” (Loperfido, 1913)
Principali opere
Sulla possibilità di appoggiare le levate topografiche della
Libia direttamente alle posizioni astronomiche, in Rivista d'artiglieria e
genio, vol. I, 1913.
Le carte topografiche delle colonie, in L'Universo, n. 5-6, 1920, pp. 363–372.
Bibliografia
“In memoria di Antonio Loperfido”, in L’Universo, n. 5,
1949, pp. 585-586.
Loperfido A., “Sulla possibilità di appoggiare le levate
topografiche della
Libia direttamente alle posizioni astronomiche”, in Rivista
d’artiglieria e
genio, vol. I, 1913.
Loperfido A. “Le carte topografiche delle colonie”, in
L’Universo, n. 5-6,
1920, pp. 363-372.
Traversi C., L’Italia in Africa. Storia della cartografia
coloniale italiana,
Ministero degli Affari Esteri, Roma, Istituto Poligrafico
dello Stato, 1964.
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