lunedì 16 novembre 2015

SONO DI BASSA STATURA, DI PELLE SCURA E PUZZANO. CRIMINALI DA RIMPATRIARE. CORSI E RICORSI STORICI DELL'INTOLLERANZA

Non è il tempo di aver paura e di essere se stessi; non lo è mai ma vi sono periodi di  tragiche fratture nell’umanità che fingere è deleterio. Essere se stessi assieme agli altri senza negare la propria e l’altrui identità diventa l’univo vero deterrente al “Diverso di  oggi” dove l’unico “diverso”  è colui che vuole distruggere il diritto alla libertà ed alla autodeterminazione di un singolo, di un popolo di una  cultura.

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”

Verrebbe da pensare a qualche commento sulle ondate di profughi sulle nostre coste ed ai tanti clandestini che vivono nel Bel Paese… No, No nulla di tutto questo; semplicemente l’avversione verso il “diverso” che è sempre esistita; non solo nel passato. Continuiamo a leggere questa relazione:
“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.
IMMIGRATI ITALIANI DI INIZIO SECOLO

Mi spiace per quei Leghisti della prima ora che ho conosciuto a fine anni 80 che vedevano nei “terroni” la causa dei loro problemi e ci descrivevano in maniera similiare.
La fonte è “Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912”.
IMMIGRATI ITALIANI VERSO GLI USA

A l’epoca il problema era l’emigrazione italiana, come prima la fu quella irlandese e tedesca di religione cattolica; poi sarebbero stati i cinesi, gli ispanici ecc.
Insomma corsi e ricordi storici del razzismo e dell’intolleranza; sempre eterni ma variabili. Dalla pelle alla etnia ora ritorna anche la  religione quale discriminante tra “buoni e civili” e “cattivi e incivili”. 
Una riflessione mi è sorta da tempo, dopo la crescita esponenziale del terrorismo dell’Isis e dell’eccidio di cristiani in molti paese: se cadiamo nell’errore opposto di essere noi intolleranti verso il diverso; verso chi non à una “cultura occidentale” quasi da novelli crociati di una battaglia di superiorità culturale faremmo un grande errore. Molte vittime sono proprio altri credenti mussulmani; se ne parla poco perché lontani geograficamente e culturalmente da noi; non fanno notizia.

Non ho la presunzione né la capacità di analisi e la cultura per proporre soluzioni; se no non sarei qui al pc a casa mia ma in qualche Palazzo di Vetro. Ma resto convinto che il dialogo e lo scambio culturale; assieme al rispetto e la pari dignità dell’altro e del diverso perchè alla fine tutti siamo “diversi” dipende da che prospettiva si guardi e analizzi siano alla base della convivenza. Il riconoscimento della parità sociale sta alla base dell’uguaglianza e del rispetto umano; condizione necessaria ma non sufficiente per una convivenza pacifica.  La corsa all’untore non è mai servita a nulla se non a aumentare il populismo, a dar voti a movimenti xenofobici e razzisti, ad esasperare i  nazionalismi beceri ad aumentare le violenze in un vortice senza fine.  La fermezza ci vuole contro questo ignobile terrorismo dell’Isis e dei vari movimenti fondamentalisti islamici- qualcuno si è dimenticato di Al-Qā’ida ? Ancora esiste- ma se passa il messaggio di vedere il nemico in ogni "diverso" e nello specifico in ogni credente di religione mussulmana – un credo di  oltre un miliardo e 600 persone molto variegato nelle varie correnti anche filosofiche-  sarebbe un tragico errore e pericoloso; esaspererebbe uno scontro  tra popoli del tutto inutile ed anche una guerra tra “vittime del terrorismo”.  Come anche però il buonismo fine a se stesso non giova a nulla; la difficile sintesi tra il diritto alla eguaglianza ed il diritto alla diversità nelle varie e molteplici sfumature dal principio astratto a quello concreto ha una via obbligatoria che è il rispetto della pluralità  garantite in un sistema giuridico democratico  nazionale che internazionale. Ma con un punto fermo:

La tolleranza ed il rispetto deve essere reciproco partendo dal rispettare gli altri e le leggi ed usanze di dove si vive. Come del resto  la tolleranza ed il rispetto partono dal rispettare gli altri; nelle loro usanze, leggi, costumi e paesi; principi che noi “potenti del mondo” dimentichiamo spesso negli angoli remoti del globo. Il neo colonialismo esiste ancora ma in maniera più raffinata e terribile con il dominio economico e lo sfruttamento di risorse strategiche grazie alla complicità di elite politiche e militari locali; il resto? O lotta per la sopravvivenza o muore di stenti e fame. O cerca di vivere  scappando per cercare la remota possibilità di una vita minimamente più decente e diventa un “pericoloso” clandestino o “terribile “ profugo. Oppure, oppure prima o poi cade nelle propaganda di chi vuole combattere il nemico “sfruttatore” che si chiami Isis o Al Quaida o gruppo rivoluzionario armato ecc ecc. Cambiano le sigle, cambiano gli scenari geopolitici, le filosofie alla base comprese lo sfruttamento ignobile di una religione; ma il risultato resta lo stesso: violenze e terrorismo e vittime innocenti di qualunque sesso, età, etnia e credo. 

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