martedì 14 agosto 2018

GLI OCCHIALI DA SOLE, FORSE INVENTATI DA UN NOBILE LUCANO



di Leonardo Pisani
Secondo molti storici  gli occhiali da sole hanno meno di un secolo di vita, ma ciò secondo il ricercatore lucano  Raffaello Glinni, non corrisponde a vero . In verità affondano in verità  le radici molto lontano nel tempo. Alcune bende a protezione dal sole ,  in  pelle di foca  con strette aperture sugli occhi , vennero   realizzate dal popolo degli  Inuit   del  Polo   per proteggersi dal riverbero della neve e del ghiaccio. Nell’Antica Roma Nerone usava  uno smeraldo, pietra con un colore che ha un effetto riposante sulla vista ,per proteggersi  dal  sole e per osservare lo spettacolo dei gladiatori. Anche in Cina, intorno al XII secolo, nelle aule di giustizia si utilizzavano lenti color fumo in quarzo per permettere ai giudici di nascondere lo sguardo e apparire imparziali. 
«Secondo la storiografia ufficiale, i primi occhiali da sole , come oggi intesi,  furono   realizzati  a Venezia nel '700 , prodotti dalle vetrerie di Murano, usate durante i trasferimenti in gondola, soprattutto per le dame o per i bambini – spiega Glinni- Ma  in una fonte storica molto precisa ,   porta ad indicare alla fine del 1500  ,quale  primo effettivo inventore  degli occhiali da sole, in  Don Giovanni  (Gian) Vincenzo Pinelli  ,  un membro di una famiglia nobile  lucana  .
 Fu infatti, Don Giovanni  (Gian) Vincenzo Pinelli (Napoli, 1535 – Padova, 31 agosto 1601), fratello del duca di Acerenza  Galeazzo Pinelli, a  realizzare con certezza i famosi occhiali, alla fine del 1500,  modello  che  fu poi  utilizzato  a Venezia».
Don Giovan Vincenzo Pinelli, umanista, figlio di Cosimo, I^ Duca di Acerenza , dedicò la sua vita agli studi apprendendo l'arabo, lo spagnolo ed il francese ed applicandosi alle lettere, alla matematica, alla fisica ed alla botanica,  Ospito presso la propria abitazione a Padova Galileo Galilei ( e non è un caso ) ,nonché  Girolamo Mercuriale, Torquato Tasso, Roberto Bellarmino,  ed ebbe stretti rapporti con Federico Borromeo. Morì a Padova nel 1601 con la fama di "dotto dei dotti". Trascorse la sua gioventù ad Acerenza ,Napoli  poi si trasferì a Padova, per  completare gli studi. La sua corrispondenza letteraria lo mise al centro di una rete europea di virtuosi. È stato anche un botanico celebre, bibliofilo e collezionista di strumenti scientifici.A Padova, è ricordato da via Vincenzo Pinelli, e dal genere  botanico Aroid Pinellia.
La sua enorme biblioteca era probabilmente la più grande nel XVI secolo in Italia, costituita al momento della sua morte da circa 8.500 opere stampate, oltre a centinaia di manoscritti  , taluni rarissimi . Quando morì, nel 1601, Nicolas Fabri de Peiresc era nella sua casa ed ebbe  a trascorrere  alcuni mesi a studiare la sua biblioteca , a prendere appunti dai suoi cataloghi. Il  Segretario di Pinelli, Paolo Gualdo, scrisse e pubblicò (1607) una biografia di Pinelli, che è anche il ritratto dello studioso perfetto e collezionista di libri, biografia che fornisce oggi la preziosa notizia sugli occhiali.La sua collezione di manoscritti, quando fu acquistata dalla sua tenuta nel 1608 per la Biblioteca Ambrosiana, riempì 70 stanze. Pinelli si è distinto tra i primi collezionisti bibliofili che ha stabilito le basi scientifiche per la biblioteca privata metodicamente assemblata, complice la relativamente nuova figura-nel mondo- europea del libraio.
Ma Glinni, quale è il collegamento tra il Pinelli e l’invenzione degli occhiali?
«Il suo amore per i libri e manoscritti, e il suo interesse per l'ottica, derivò da una  sua disabilità: un incidente d'infanzia aveva danneggiato la visione di un occhio, costringendolo a proteggere la sua visione debole con lenti verdi tinta , le c.d. lenti bruciate di Venezia da lui stesse realizzate.. Probabilmente , quale botanico,  notò che il colore verde delle  foglie  filtrava la luce  senza produrre danni» . 

Quindi, questo problema fisiologico portò alla invenzione degli occhiali da sole?
« Certamente, mise a punto i famosi occhiali da sole  ben 100 anni prima  che a Venezia. Proprio l’interesse  per l’ottica , lo spinse  a studiare tra i primi al mondo Leonardo Da Vinci , tanto che scrisse  nel 1585  il “ Discorso sulla pittura di Leonardo da Vinci ,  così dimostrando di possedere  addirittura l’originale del  Trattato di Leonardo sulla pittura,Il Trattato della Pittura, è stato quindi  trascritto in ca. Codex Pinellianus 1585, forse espressamente per Pinelli che ha fatto annotazioni in esso.  Il Codice di Pinelli è stata la fonte per il codice Barberini da cui è stato finalmente stampato, apparentemente a cura di Raffaello du Fresne, nel 1651.L'interesse di Pinelli nella nuova scienza dell'ottica fu formativa per Galileo Galilei, per il quale Pinelli aprì’ la sua biblioteca nel 1590, in cui Galileo leggeva i manoscritti inediti, costituita anche  da dispense e bozze di saggi di ottica, di Ettore Ausonio, matematico veneziano e medico, e di Giuseppe Moleto, professore di matematica a Padova (Dupre).È stato tra i primi botanici d'Europa, ed  ebbe anche a raccogliere  strumenti matematici. Aveva preso istruzione musicale dal grande madrigalista Philippe de Monte.Nel campo della botanica, ebbe a raccoglier  erbe e piante rare  nel suo giardino e corrispondeva con il padre della botanica italiana, Luca Ghini,  aprendo  la strada alle tecniche di essiccazione di  materiale vegetale pressante per un erbario, le cui carte  trascrisse dopo la morte di Ghini,Le preziose notizie sulla sua vita ed opera si  trovano nelle scritto di  Paolo Gualdo, Vita Ioannis Vincentii Pinelli, Patricii Genuensis. In qua studiosis bonarum artium, proponitur typus viri probi et eruditi. Autore Paulo Gualdo, Augustae Vindelicorum, Ad Insigne Pinus (=Markus Welser) (excudit Christophorus Mangus), cum privilegio Caes. Perpetuo, 1607 Una Voluminosa corrispondenza di Pinelli con l'umanista e libro collezionista francese Claude Dupuy è stato pubblicato nel 2001.Il Fratello , Galeazzo Pinelli , Duca di Acerenza,  fu il mecenate di  Gian Battista Basile, che scrisse   lo Cunto de Li Cunti , il libro da cui nacquero le 50 fiabe più famose del mondo».


2 commenti:

  1. Gentilissimi, sarei desideroso di conoscere meglio questa vicenda ai fini di una ricerca più ampia di ambito padovano che sto conducendo. Rimango a vostra disposizione all'indirizzo mail.
    Molte grazie.
    un cordiale saluto.

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