“Viviamo in epoca di
slogan” “Il successo è sempre un
equivoco” “L'informazione è cresciuta più velocemente della cultura. in questo
senso la propaganda ha più chance di prima” sono frasi del grandissimo
cantautore, poeta e scrittore francese George Brassens. Uomo che rifuggiva la
celebrità o i salotti buoni di Parigi, anche all’apice del suo successo.
Scolaro poco diligente ma bambino creativo, subito attratto dalla musica; ed in
questa passione vi è tanto di Lucania. Musa dell’inclinazione artistica del piccolo
George fu la mamma Elvira Dragosa, una lucana di Marsico Nuovo che amava molto
la musica e le canzoni, specie quelle tradizionali della sua Basilicata e delle
melodie napoletane suonate con il mandolino. E proprio con il classico
strumento del sud George imparerà a suonare le prime note.
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Marsico Nuovo |
Una carriera difficile specie negli esordi di ma poi il franco-lucano si imporra
tra i grandissimi della canzone di autore, tanto da ispirare anche il giovane
Fabrizio De Andrè che lo chiamerà sempre maestro e ne tradurrà alcune sue
canzoni in italiano.
George Brassens nacque a Sète (all'epoca nota con la grafia Cette), un piccola città
portuale sita nella regione della Linguadoca-Rossiglione (nella Francia
meridionale), il 22 ottobre del 1921, figlio di Jean-Louis
Brassens, un muratore francese, ateo ed anti-clericale,
e di Elvira Dagrosa, una casalinga italiana originaria di Marsico Nuovo (in provincia di Potenza), cattolica,
vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte (nota poi, in età
adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito Yves Cazzani). Il giovane
Georges crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno. I suoi nonni materni
si chiamavano Michele Dagrosa e Maria Dolce.
Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la
madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare,
soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino.
Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli
permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra;
possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla
musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le
sue prime canzoni.
Al liceo, Georges Brassens fece un incontro
che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere,
Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a
catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi
seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo,
disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli
furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più
benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il
padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La
passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si
appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet,
del quale cercava di imitare lo stile.
Nel 1940, a diciott'anni,
Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una
zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault,
cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della
poesia francese, da Villon a Hugo,
da Apollinaire a Verlaine.
Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens
lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto
a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.
Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens
poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro:
aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia. Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie
spese le sue prime raccolte poetiche A
la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che
rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un
decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese,
Brassens si trovò costretto a lavorare presso la Bmw, nel campo di lavoro di Basdorf,
vicino a Berlino;
fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come
lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.
In questo periodo, Brassens fu costretto ad
interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo
risale, per esempio, il testo di Pauvre
Martin. Nel 1944, approfittando di una
licenza di quindici giorni, Brassens fece ritorno a Parigi, dove si nascose
presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e
l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò
canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson
pour l'Auvergnat.
Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa
Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in
realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza
serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9
dell'Impasse Florimond (nel XIV arrondissement),
tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle
sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi (al contrario
della maggioranza dei cantautori), adattando poi la melodia al pianoforte,
senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.
A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire,
rivista anarchica;
simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà, con
l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia
della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in
favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita.[ In particolare lungo tutto l'opera di
Brassens ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto,
coerentemente con le sue idee politiche: nel celebre brano Hécatombe, Brassens si immagina
a tifare dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide", che si stanno
battendo al mercato contro degli agenti venuti
a sedare una rissa:
(FR)
« Ces furies, à peine si j'ose / Le dire, tellement c'est bas, Leur auraient même coupé les choses: / Par bonheur ils n'en avaient pas! » |
(IT)
« Quelle furie, e ho appena il coraggio / di dirlo, talmente è volgare , gli avrebbero anche tagliato i coglioni, / menomale che non ce li avevano! » |
(Hécatombe)
|
Nel 1947, Brassens pubblicò il
suo primo romanzo, La lune
écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi
canzoni, come Brave Margot,La
mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano,
nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte,
sbeffeggiando pesantemente un magistrato che diviene vittima del gorilla "vendicatore" (il quale,
volendo accoppiarsi con una femmina della sua specie,
invece scambia il giudice per una scimmia e si accoppia con la forza con lui),
fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.
(FR)
« Car le juge, au moment suprême, / Criait : "Maman !", pleurait beaucoup, Comme l'homme auquel, le jour même, / Il avait fait trancher le cou. / Gare au gorille! » |
(IT)
« Poiché il giudice al momento supremo, / urlava: "Mamma!", piangendo molto, esattamente come l'uomo a cui lo stesso giorno, / aveva fatto tagliare il collo. / Attenti al gorilla! » |
(Le gorille)
|
La canzone, censurata in ogni modo, è molto nota, fuori
dalla Francia, anche nella versione italiana che ne fece Fabrizio De André circa vent'anni dopo.
In questo periodo, Brassens conobbe Joha
Heiman (che lui chiamava Püpchen,
in tedesco "bambola",
la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di
una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante
restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che
dedicòLa non-demande en mariage ("La
non domanda di matrimonio").
Gli inizi come interprete
Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato
in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre
chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo
cabaret, il Caveau de la
République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa
d’Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi
concerti furono dei veri e propri fiaschi.
L'inizio del 1952,
alcuni amici convinsero Brassens a partecipare ad un provino nel celeberrimo
cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria,
la stessa Patachou,
rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così
conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si
vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue
canzoni. Fu l'inizio del successo.
Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi
locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i
critici, malgrado alcuni suoi testi suscitino scalpore e scandalo. La
consacrazione arrivò quando Patachou presentò a Brassens Jacques Canetti, direttore
artistico della casa discograficaPolydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie
all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il
suo primo album, La mauvaise
réputation, che ottenne un grande successo.
Nel 1953, il 16 ottobre
Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia;
proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu
anche l'anno di pubblicazione del romanzo La
tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco
dell'Accademia Charles Cros, pubblica il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics,
a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson
pour l'Auvergnat.
Negli anni successivi, spinto da Jacques
Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a
recital e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo
quasi autobiografico nel film Porte des Lilas di René Clair. Con i primi guadagni
ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con
Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre
Onteniente, Brassens creò le Editions
Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit,
mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.
Sin dalla fine della guerra, Brassens aveva
sofferto di coliche
nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di
portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di
salute, Brassens non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi
a cadenza regolare: del 1958 è Le
Pornographe, mentre Le
Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece
nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album
omonimo) rientra nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.
Nel 1966, oltre a lasciare
definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco
lontano, nel XV arrondissement,
Brassens pubblicò l'albumSupplique pour être enterré à la plage de Sète;
la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica.
Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie
française. Ormai era famoso, senza problemi economici; dichiara: «Ora ho
sei case, due macchine, quattro letti, cinque gabinetti... e un culo soltanto».
Il ribelle anticonformista
(FR)
« C'était l'oncle Martin, c'était l'oncle Gaston / L'un aimait les Tommies, l'autre aimait les Teutons Chacun, pour ses amis, tous les deux ils sont morts / Moi, qui n'aimais personne, eh bien! je vis encor. » |
(IT)
« C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone / a uno piacevano i Tommies, all'altro piacevano i Crucchi Ognuno per i suoi amici, sono morti tutt'e due. / Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo. » |
(Le deux oncles)
|
L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti
politico-sociali del '68,
Brassens venne colpito da nuovi problemi renali: si trovava in un letto d'ospedale,
dopo un'operazione di asportazione di calcoli, ma, ciononostante, appoggiò,
anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari. Poco prima della sua
morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68,
perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ("Soffrivo di
coliche nefritiche") venne interpretata come un'irriverenza tra le tante,
ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava
la sua malattia in silenzio.
Accusato di qualunquismo,
disimpegno e addirittura "revisionismo storico",
per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Le deux oncles - che parla di due immaginari zii del
narratore, uno simpatizzante degli americani,
l'altro dei tedeschi,
ed entrambi morti nella seconda guerra mondiale, mentre il
protagonista invece non si schiera e sopravvive (ma nella canzone ci sono anche
critiche e sarcasmi contro il militarismo del filo-nazista Philippe Pétain - risponde con l'ironica Mourir por des ideés("Morire
per delle idee")in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non
intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a
concetti astratti ("moriamo per delle idee, va bene, ma di morte
lenta", intendendo "di vecchiaia" o dopo "parecchi
anni" perché le idee presto diventano "fuori moda", è la
conclusione emblematica del ritornello).
Nello stesso anno, il 24 ottobre, l'amica
Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della
rivista Rock et Folk e
della radio RTL, Brassens
partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel,
altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a
continuare le esibizioni a Bobino, Brassens pubblicò La Religieuse, il suo decimo
disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare
prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux,
in Bretagna (regione che amava al punto da
studiare la lingua bretone),
nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima
tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.
Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette
il Gran premio della città di
Parigi; nel 1977, in seguito
all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco
di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 Brassens accettò la proposta del
musicista Moustache,
suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi
titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno
ricevette il Gran Premio del
disco dalle mani del sindaco
di Parigi, Jacques Chirac.
L'epilogo
FR)
« Déférence gardée envers Paul Valéry, / Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris, Le bon maître me le pardonne, / Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens, Mon cimetière soit plus marin que le sien, / Et n'en déplaise aux autochtones. » |
(IT)
« Resi i dovuti onori a Paul Valéry, / io, umile menestrello, rincaro la dose, il buon maestro me lo perdoni. / Ma almeno, se i suoi versi valgono più dei miei, che il mio cimitero sia più marino del suo, / e non me ne vogliano gli autoctoni. » |
(Supplique pour être enterré à la plage de Sète/Supplica per essere
sepolto nella spiaggia di Sète)
|
![]() |
la tomba di famiglia Brassens - Dagrosa |
Affetto da un cancro
intestinale, nel novembre del 1980,
Brassens si sottopose all'ennesima operazione]Dopo
aver passato l'estate del 1981 nella sua casa in Bretagna, progettando di
ritornare a esibirsi al Bobino alla fine dell'anno, trovò ricovero presso il
suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc,
vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981,
Georges Brassens si spense all'età di sessant'anni. Tutta la Francia (compreso
il presidente Mitterrand),
a dispetto dei funerali modesti e della sua riservatezza, gli rese pubblici
omaggi, dichiarandolo "poeta" e accostandolo alla corrente letteraria
dell'esistenzialismo anche
se lui preferiva essere chiamato semplicemente "cantautore" o
"artigiano di canzoni"
« La poesia e la canzone sono la
stessa cosa, ma non si può cantare carmi troppo alati; la canzone è per
tutti: una poesia alla portata di tutte le borse. »
|
(George Brassens)
|
Fu inumato a Sète, nel cimitero
Le Py, soprannominato il cimitero
dei poveri, per distinguerlo dal cimitero marino della cittadina, in cui giace il poeta Paul Valéry, e che sovrasta il paese
« Qui giace una foglia morta / Qui
finisce il Testamento / È scritto sopra la mia porta / Chiuso per sepoltura /
Abbandono la vita senza rancore / Non avrò più il mal di denti / Eccomi nella
fossa comune / La fossa comune del tempo. »
|
(Il Testamento)
|
In questo modo, la sua volontà, espressa nella
canzone-testamento Supplique
pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del
suo villaggio natale fu quasi rispettata, in quanto il cimitero basso è ancora
più vicino al mare di quello denominato "marino".
Aneddoti e curiosità
·
Contrariamente ad un'idea diffusa, il suo strumento di composizione
preferito era il piano, benché dal vivo suonasse la chitarra.
·
Corne d'aurochs ("corno di bue") fu realmente il soprannome di
uno dei suoi amici.
·
Georges Moustaki compose in onore suo e della sua
cerchia di amici la canzone Les
amis de Georges.
·
Jean Ferrat compone una canzone in suo onore: À Brassens (1964).
·
Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album
intitolato Les
oiseaux de passage (come
il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac.
·
Il giovane Fabrizio De André rimase colpito dai dischi di Brassens
che il padre Giuseppe gli portò dalla Francia al punto da cambiare
drasticamente il suo stile e traducendo in seguito vari brani in italiano di
colui che poi chiamerà "il mio Maestro".
·
Dal primo lavoro di Brassens, La Mauvaise
Réputation, prende il nome la band italiana la Malareputazione.
·
Il parco costruito nella città di Parigi, ubicato nei pressi del vecchio mattatoio, è stato
battezzato Parc Georges
Brassens. Il cantante visse buona parte della sua vita parigina a qualche
centinaio di metri da lì, in un arrondissement lontano da quelli centrali, ancora
denso di un'umanità reale.
·
Durante tutta la sua carriera, Brassens riprese, mise in musica
ed interpretò delle poesie di Francois Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes e altri.
·
Nel 2009 il "Festival di poesia civile" di Vercelli
istituisce il "Premio Georges Brassens".
·
Una fermata della Linea 3 del Tram
di Parigi è dedicata
al cantautore francese.
·
6587 Brassens è un asteroide scoperto
nel 1984, così chiamato in onore del poeta e cantautore francese.
·
Il cantante e scrittore lombardo Nanni Svampa ha
tradotto diversi testi di Brassens in italiano ed in dialetto milanese. Ha
dedicato quattro album interamente a Brassens: "Nanni Svampa canta
Brassens" (1964, 1971), "Cantabrassens" in Cabaret italiano
(1977), "W Brassens" (1999), "Donne, gorilla, fantasmi e lillà -
Omaggio italiano a George Brassens" (2004).
·
Il cabarettista Alberto Patrucco, noto per la partecipazione a Zelig e Colorado Cafè, ha tradotto ed interpretato
le canzoni di Brassens in due album interamente dedicati all'autore: "Chi
non la pensa come noi" (2008) e "Segni (e) particolari" (2014),
quest'ultimo insieme ad Andrea Mirò e
con la partecipazione di Ale e Franz, Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Enzo Iacchetti, Enrico Ruggeri
Discografia[
·
1953: La Mauvaise
Réputation
·
1954: Les Amoureux
des bancs publics noto
anche come Le vent
·
1955: Chanson pour
l'Auvergnat noto
anche come Les Sabots d’Hélène
·
1956: Je me suis fait tout petit
·
1957: Oncle Archibald
·
1958: Le Pornographe
·
1960: Le Mécréant noto anche come Les Funérailles d’antan
·
1961: Le temps
ne fait rien à l'affaire
·
1962: Les
Trompettes de la renommée
·
1964: Les Copains d'abord
·
1966: Supplique pour être enterré à la
plage de Sète
·
1969: La Religieuse noto anche come Misogynie à part
·
1972: Fernande
·
1976: Trompe-la-mort noto anche come Don Juan
Altri dischi[]
·
Georges Brassens chante les chansons de sa jeunesse (Georges Brassens canta le canzoni della sua gioventù)
·
20 ans d'Emissions à Europe1 (extraits d'interviews et
chansons) (20 anni di
emissioni a Europe1, estratti di interviste e canzoni)
·
Dernières chansons de Brassens par Jean Bertola (Ultime canzoni di Brassens interpretate da Jean
Bertola); più che un disco di Brassens, può essere considerato come un
omaggio di un suo amico e stretto collaboratore, Jean Bertola, che ricalcandone
lo stile e la voce, ha cercato di dar vita a frammenti di testo e melodie
incomplete lasciate dal cantautore.
Le canzoni di Brassens sono
state interpretate da numerosi cantanti francesi e, nonostante la difficoltà di
rendere la lingua utilizzata da Brassens, sono state tradotte in varie lingue.
In Italia Nanni
Svampa ha
tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto
milanese, sia in italiano.
Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in
Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che
alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana)
non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni di
Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di italiano
grazie anche alle origini della mamma, ebbe occasione di vedere le traduzioni
delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle di Nanni Svampa,
che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto
milanese.
Tuttavia De André e Brassens non si conobbero
mai di persona: il cantautore genovese era al corrente del brutto carattere di
Brassens e temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che
per tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altri cantautori italiani che
hanno tradotto diverse canzoni di Georges Brassens sono Beppe Chierici,
che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e
spettacoli, e Gianni Stefani, che le ha
tradotte in veneto alto-vicentino. Inoltre un cantautore spagnolo, Paco Ibáñez,
tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle quali
vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La mala
reputación". Altri brani di Brassens sono stati tradotti e cantati in
italiano da Paolo Capodacqua.
Le canzoni tradotte in
Italia[
Qui di seguito sono riportati i titoli di
alcune sue canzoni, con a fianco i corrispondenti titoli delle traduzioni e
relativi autori e interpreti.
Titolo originale
|
Titolo della
traduzione (autori e/o interpreti)
|
Brave Margot
|
Brava Margot (Beppe Chierici)
Ghita (Giorgio Ferigo) La Rita de l'Ortiga (Nanni Svampa) |
Chanson pour l'auvergnat
|
Canzone per gente anonima (Beppe Chierici)
Canzon per el rotamatt (Nanni Svampa) |
Dans l'eau de la claire fontaine
|
Nell'acqua della chiara fontana (Fabrizio De André)
Nell'acqua di una chiara fontana (Beppe Chierici) |
Fernande
|
Palmira (Beppe Chierici)
Quand pensi a la Cesira (Nanni Svampa) |
Hécatombe
|
Ecatombe (Beppe Chierici)
Al mercà de Porta Romana (Nanni Svampa) |
Il suffit de passer le pont
|
Quando passo il ponte con te (Daniele Pace
Gigliola Cinquetti) |
Je suis un voyou
|
Mi sont on malnatt (Nanni Svampa)
|
J'ai
rendez-vous avec vous
|
Appuntamento con te (Beppe Chierici)
Doman te porti a ballà (Nanni Svampa) |
L'assassinat
|
Delitto di paese (Fabrizio De André)
I assassit (Nanni Svampa) |
La complainte
des filles de joie
|
Canzone per le ragazze di vita (Beppe Chierici)
Donne di piacere (Nanni Svampa) |
La femme d'Hector
|
La moglie di Totò (Beppe Chierici)
|
La fille à cent
sous
|
La ragazza da cinque lire (Beppe Chierici)
La donna de cent cinquanta franc (Nanni Svampa) |
La légende de la nonne (testo di Victor Hugo)
|
La leggenda della suora (Giuseppe Setaro)
|
La marche nuptiale
|
Marcia nuziale (Fabrizio De André, Gino Paoli)
El sposalizzi (Nanni Svampa) |
La marine (testo di Paul Fort)
|
Amori marinai (Alessio Lega)
|
La mauvaise herbe
|
L'erba matta (Nanni Svampa)
|
La mauvaise réputation
|
La cattiva reputazione (Beppe Chierici)
El disgrazià (Nanni Svampa) Jerbata (Giorgio Ferigo) |
La non-demande en mariage
|
La non domanda di matrimonio (Beppe Chierici)
La non domanda di matrimonio (Nanni Svampa) |
La prière (testo di Francis Jammes)
|
Madonna varda giò (Nanni Svampa)
|
La rose, la bouteille et la poignée de mains
|
La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (Beppe Chierici)
|
La traîtresse
|
La mia ganza (Nanni Svampa)
|
Le gorille
|
Il gorilla (Fabrizio De André)
El gorilla (Nanni Svampa) Ocjo al gorila (Giorgio Ferigo) |
Le mauvais sujet repenti
|
Il cattivo soggetto pentito (Beppe Chierici)
El rochetè (Nanni Svampa) |
Le mécréant
|
Il miscredente (Nanni Svampa)
'L miscredent (Gipo Farassino) |
Le nombril des femmes d'agents
|
L'ombelico della moglie di un agente (Beppe Chierici)
El bamborin de la miée d'on ghisa (Nanni Svampa) |
Le parapluie
|
Il parapioggia (Beppe Chierici)
L'ombrella (Nanni Svampa) |
Le Père Noël et la petite fille
|
La Leggenda di Natale (ispiratosi da questa
canzone Fabrizio De André)
|
Le temps ne fait rien à l'affaire
|
Chi è stronzo, resta così (Beppe Chierici)
Se l'è on cojon, l'è on cojon (Nanni Svampa) |
Le testament
|
Testamento (Beppe Chierici)
El testament (Nanni Svampa) |
Le verger du roi Louis (testo di Théodore de
Banville)
|
La morte (Fabrizio De André, con nuovo testo scritto da
lui, estraneo all'originale)
|
Le vin
|
Il vino (Giuseppe Setaro)
|
Les amoureux des bancs publics
|
I panchett (Nanni Svampa)
|
Les copains d'abord
|
Gli amici miei (Beppe Chierici)
I compagni miei (Giuseppe Setaro) |
Les lilas
|
I lillà (Beppe Chierici)
|
Les passantes (testo di Antoine Pol)
|
Le passanti (Fabrizio De André)
|
Les sabots d'Hélène
|
Gli zoccoli di Lena (Beppe Chierici)
|
Les trompettes
de la Rennomée
|
Le trombe della celebrità (Beppe Chierici)
Tromboni de la pubblicità (Nanni Svampa) Trompoette d'la selebrità (Gipo Farassino) |
L'épave
|
Il relitto (Beppe Chierici)
|
L'orage
|
L'uragano (Beppe Chierici)
El temporal (Nanni Svampa) |
La Fessée
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Lo Sculaccione (Fausto Amodei)
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Marinette
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Marinetta (Beppe Chierici, Claudio
Baglioni)
La Ginetta (Nanni Svampa) |
Mourir pour des idées
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Morir per delle idee (Fabrizio De André)
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Oncle Archibald
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Zio Arcibaldo (Beppe Chierici)
Zio Arcibaldo (Giuseppe Setaro) |
Pauvre Martin
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Tristo Martino (Beppe Chierici)
Poer Martin (Nanni Svampa) |
Tonton Nestor
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Barba Lenart (Giorgio Ferigo)
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Une jolie fleur
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Un bel fiore (Beppe Chierici)
L'era on bell fior (Nanni Svampa) |
Premi[
Brassens non ricercò mai riconoscimenti
ufficiali e non si considerò mai un poeta, ottenne però alcuni importanti
premi:
·
Il premio conferito dall'Académie Charles Cros per il suo primo album;
·
Il grande premio di poesia conferito dall'Académie française nel 1967;
·
Il Premio Tenco nel 1976.
Filmografia
·
Il quartiere dei lillà ("Porte des Lilas"),
regia di René Clair (1957)
Fonte (wiki)
Mourir pour des idées
Mourir pour des idées, l'idée est excellente
Moi j'ai failli mourir de ne l'avoir pas eu
Car tous ceux qui l'avaient, multitude accablante
En hurlant à la mort me sont tombés dessus
Ils ont su me convaincre et ma muse insolente
Abjurant ses erreurs, se rallie à leur foi
Avec un soupçon de réserve toutefois
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente,
D'accord, mais de mort lente
Jugeant qu'il n'y a pas péril en la demeure
Allons vers l'autre monde en flânant en chemin
Car, à forcer l'allure, il arrive qu'on meure
Pour des idées n'ayant plus cours le lendemain
Or, s'il est une chose amère, désolante
En rendant l'âme à Dieu c'est bien de constater
Qu'on a fait fausse route, qu'on s'est trompé d'idée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Les saint jean bouche d'or qui prêchent le martyre
Le plus souvent, d'ailleurs, s'attardent ici-bas
Mourir pour des idées, c'est le cas de le dire
C'est leur raison de vivre, ils ne s'en privent pas
Dans presque tous les camps on en voit qui supplantent
Bientôt Mathusalem dans la longévité
J'en conclus qu'ils doivent se dire, en aparté
"Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente"
Des idées réclamant le fameux sacrifice
Les sectes de tout poil en offrent des séquelles
Et la question se pose aux victimes novices
Mourir pour des idées, c'est bien beau mais lesquelles ?
Et comme toutes sont entre elles ressemblantes
Quand il les voit venir, avec leur gros drapeau
Le sage, en hésitant, tourne autour du tombeau
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Encor s'il suffisait de quelques hécatombes
Pour qu'enfin tout changeât, qu'enfin tout s'arrangeât
Depuis tant de "grands soirs" que tant de têtes tombent
Au paradis sur terre on y serait déjà
Mais l'âge d'or sans cesse est remis aux calendes
Les dieux ont toujours soif, n'en ont jamais assez
Et c'est la mort, la mort toujours recommencée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
O vous, les boutefeux, ô vous les bons apôtres
Mourez donc les premiers, nous vous cédons le pas
Mais de grâce, morbleu! laissez vivre les autres!
La vie est à peu près leur seul luxe ici bas
Car, enfin, la Camarde est assez vigilante
Elle n'a pas besoin qu'on lui tienne la faux
Plus de danse macabre autour des échafauds!
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Moi j'ai failli mourir de ne l'avoir pas eu
Car tous ceux qui l'avaient, multitude accablante
En hurlant à la mort me sont tombés dessus
Ils ont su me convaincre et ma muse insolente
Abjurant ses erreurs, se rallie à leur foi
Avec un soupçon de réserve toutefois
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente,
D'accord, mais de mort lente
Jugeant qu'il n'y a pas péril en la demeure
Allons vers l'autre monde en flânant en chemin
Car, à forcer l'allure, il arrive qu'on meure
Pour des idées n'ayant plus cours le lendemain
Or, s'il est une chose amère, désolante
En rendant l'âme à Dieu c'est bien de constater
Qu'on a fait fausse route, qu'on s'est trompé d'idée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Les saint jean bouche d'or qui prêchent le martyre
Le plus souvent, d'ailleurs, s'attardent ici-bas
Mourir pour des idées, c'est le cas de le dire
C'est leur raison de vivre, ils ne s'en privent pas
Dans presque tous les camps on en voit qui supplantent
Bientôt Mathusalem dans la longévité
J'en conclus qu'ils doivent se dire, en aparté
"Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente"
Des idées réclamant le fameux sacrifice
Les sectes de tout poil en offrent des séquelles
Et la question se pose aux victimes novices
Mourir pour des idées, c'est bien beau mais lesquelles ?
Et comme toutes sont entre elles ressemblantes
Quand il les voit venir, avec leur gros drapeau
Le sage, en hésitant, tourne autour du tombeau
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
Encor s'il suffisait de quelques hécatombes
Pour qu'enfin tout changeât, qu'enfin tout s'arrangeât
Depuis tant de "grands soirs" que tant de têtes tombent
Au paradis sur terre on y serait déjà
Mais l'âge d'or sans cesse est remis aux calendes
Les dieux ont toujours soif, n'en ont jamais assez
Et c'est la mort, la mort toujours recommencée
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
O vous, les boutefeux, ô vous les bons apôtres
Mourez donc les premiers, nous vous cédons le pas
Mais de grâce, morbleu! laissez vivre les autres!
La vie est à peu près leur seul luxe ici bas
Car, enfin, la Camarde est assez vigilante
Elle n'a pas besoin qu'on lui tienne la faux
Plus de danse macabre autour des échafauds!
Mourrons pour des idées, d'accord, mais de mort lente
D'accord, mais de mort lente
MORIRE PER DELLE IDEE
(Fabrizio De Andrè)
Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.
Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.
A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta
E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.
Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.
Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.
A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta
E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.
Bravo,buona ricostruzione. Ma c'è dell'altro da presentare ai tuoi duecento lettori?
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