sabato 31 ottobre 2020

DIN DON DIN DON PURE LE STREGHE M'HANNO DETTO NO



«21 aprile. Notte, ore 11.00. Esperienza
indimenticabile, luogo meraviglioso. Piazza con
rudere di tempio romano, chiesa rinascimentale,
fontana con delfini. Messaggero di pietra.
Musica celestiale. Tenebrose presenze»


A Cambridge il professore di letteratura inglese Edward Lancelot Forster rimase colpito da questa frase scritta in un diario di Lord Byron ed la sorpresa maggiore  fu un invito di un pittore romano Marco Tagliaferri con una fotografia della piazza citata dal poeta inglese; dunque non opera di fantasia ma luogo reale di una Roma di altri tempi.

Ebbene sì, si tratta del Segno del Comando; uno sceneggiato che entrò nella storia della  televisione italiana per i record di ascolti – oltre 14 milioni a puntata-  che ebbe nel 1971; una storia tra il gotico e l’esoterismo, con riferimenti all’occulto ,allo spiritismo e alla reincarnazione.

Il  Segno del Comando diretto da Daniele D'Anza con sceneggiatura di Giuseppe D'Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà ed un cast di straordinaria qualità tra cui Ugo Pagliai( Lancelot Edward Forster) Carla Gravina (la misteriosa  Lucia ) ,Massimo Girotti ( l’addetto dell’ambasciata britannica  George Powell; Carlo Hintermann ( il faccendiere Lester Sullivan); Rossella Falk (  la sfortunata Olivia) e Paola Tedesco ( Barbara; assistente di Powell); andò in onda tra  il 16 maggio 1971 ed il 13 giugno 1971. Un successo, sia per la storia  girata all’aperto nei posti reali e non ricostruiti  in  una Roma conosciuta  a volte poco conosciuta dagli stessi abitanti tra via Margutta, Trinità dei Monti, il Cimitero degli Inglesi, la piazza del Pantheon, Trastevere con vicolo del Cipresso, vicolo del Piede (la Taverna dell'Angelo), largo M. D. F. Biondi  con particolari  ormai scomparsi per le ristrutturazioni oppure  poco conosciuta come l’arco degli Acquasparta, via dei Tre Archi e vicolo di S. Trifone; Palazzo Mattei di Giove a via Caetani; Palazzo Vecchiarelli in via dei Vecchiarelli ed altri luoghi suggestivi .

Lo sceneggiato è anche famoso e per la colonna sonora e la celebre Cento Campane. 
din don, din don, amore
pure le streghe
m'anno detto no
ma tu, ma tu amor mio,
se m'hai stregato dimmelo de si.
Una canzone che ebbe uno straordinario successo per la versione cantata da Lando Fiorini dopo lo sceneggiato; molti infatti credono che sia lo stesso Fiorini ad interpretarla nella sigla finale dello sceneggiato, alcuni a Roma credono che sia una canzone romanesca popolare – testimonia diretta del sottoscritto) ma non è così pur se un fondo di verità esiste.
Cento Campane -lasciatemelo passare – è permeata  dal “mistero” ; degna canzone di un teleromanzo gotico dunque.
In realtà esistono tre versioni; viene cantata nella prima puntata in una scena densa di mistero  nella Taverna dell’Angelo  a Trastevere anzi una Trastevere da 1800  in una esecuzione  a stornello  da parte di fantasmi musicanti mentre il professor Foster – reincarnazione di Marco Tagliaferri  nato il  28/03/1835  e morto il 28/03/1871– attende lo stesso Tagliaferri –assieme alla enigmatica Lucia , modella del pittore. 



Lo stornello è questo
din don, din don, amore
cento campane stanno a di' de no 
ma tu, ma tu amore mio
se m'hai lasciato ancora nun lo di'.
La magia che tu c’hai a gli occhi tui
La magia che ce sta in Roma mia
Na   donna  o una strega

Che vaga in sta città.
 Din don, din don, amore
cento campane stanno a di' de no
 
ma tu, ma tu amore mio
se m'hai lasciato ancora nun lo di'.




La sigla finale  cantata da Nico dei Gabbiani invece ha questo testo
nun me lo di'
stanotte, a chi hai stregato er core,
la verita' fa male,
lasciame 'sta visione
pe' spera'..a a.a.a.
. din don, din don, amore
cento campane stanno a di' de no 
ma tu, ma tu amore mio
se m'hai lasciato ancora nun lo di'.
no, non lo di'
nun parla' sei una donna o una
strega chissa'?
me resta 'na speranza, 
la speranza de quer si..i.i.i.
din don, din don, amore
pure le streghe
m'anno detto no
ma tu, ma tu amor mio,
se m'hai stregato dimmelo de si.







Ma non è tutto; la canzone è  opera di Fiorenzo Fiorentini ( Roma, 10 aprile 1920  Roma, 27 marzo 2003) un attore, sceneggiatore e compositore . Romano verace famoso per la sua interpretazione di Gastone di Petrolini  in teatro oltre che attore in Parigi o cara, di Vittorio Caprioli; La Storia, di Luigi Comencini; Il viaggio di Capitan Fracassa di Ettore Scola.


FIORENZO FIORENTINI 
Fiorentini scrisse Cento Campane nel 1952 con questo testo
nun me lo di' Amore
a chi l’ hai dato  er core,
la verita' fa male,
pure se la sai nun la devi dì
. din don, din don, amore
cento campane stanno a di' de no 
ma tu, ma tu amore mio
se m'hai lasciato ancora nun lo di'.
no, non lo di'
nun parla'
sta altra   notte te voglio sognà
ma basta na speranza
la speranza che me dici si
din don, din don, amore
pure le streghe
m' hanno detto no
ma tu, ma tu strega der core
se m'hai stregato dimmelo quer si.


LA VERSIONE ORIGINARIA DEL 1952


La incise in un 45 giri ormai rarissimo che per fortuna è stato messo in rete; una canzone da ascoltare e personalmente la trovo la versione più bella delle tre conosciute .

Poi  Romolo Grano  rimodulò la  vecchia canzone per il Segno del Comando; con la versione a stornello e quella della sigla finale poi portata al successo nazionale da Lando Fiorini soprattutto dopo Canzonissima del 1973, tanto da  far entrare nell’immaginario mediatico che la canzone sia sua

LA VERSIONE DI LANDO FIORINI

1 commento:

  1. Le atmosfere romane sono indimenticabili. E' una fortuna averle vissute ed è bello ricordarle e regalarle ad altri. Maria De Zio

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